L’alluvione del 1966 e il medico condotto di Anzola dott. Domenico Orlando
da un racconto di Norma Tagliavini inserito nel libro “I secondi quarant’anni di tre come noi …“, a cura di Roberto Fiorini, Norma Tagliavini e Gabriele Gallerani
Relativamente all’alluvione del novembre 1966 c’è una bella testimonianza del dott. Domenico Orlando, che in quel periodo era Medico Condotto ad Anzola.
Aveva cominciato a piovere in tutta Italia, in maniera continuativa e persistente, come nel film “La grande pioggia” di Bromfield. A Firenze ci fu la terribile alluvione che tutti ricordiamo, e più di 3 metri di acqua coprirono le vie della città. Anche ad Anzola però non si scherzò e il dott. Orlando ricorda che mentre ritornava da Bologna dove aveva accompagnato a scuola la figlia Francesca, fu fermato a Lavino di Mezzo dalla polizia che lo bloccò adducendo il timore di un possibile crollo del ponte a causa del maltempo. Al che lui tornò indietro e prima percorrendo la strada di Casteldebole, poi andando da Casalecchio sulla Bazzanese, raggiunse finalmente Anzola.
La strada era già invasa dall’acqua che scendeva dalle colline, acqua giallastra e limacciosa che attraversava tutto l’asfalto sotto le ruote della Simca di sua proprietà. A casa c’era un disastro: l’acqua aveva già invaso il piano terra dove c’era l’ambulatorio. Dopo aver tolto i libri di medicina – ai quali teneva molto – dal primo piano della libreria, aveva sgomberato il ripiano della scrivania di tutte le cose utili per le visite, e – pur dimenticando i cassetti – aveva appoggiato tutto sul lettino per le visite. Cercando di salvare il salvabile si era tolto anche i calzoni ed in mutande aveva cercato di togliere quanto era possibile.
Aveva spostato la moto, la bicicletta e poco altro. L’acqua aveva rovinato tutto. Anche i gatti, impauriti, si erano rifugiati sulle scansie del garage, salvandosi. Piovve di continuo fino a notte e solo il mattino successivo, dopo una notte insonne, l’acqua cominciò a defluire e si poteva vedere l’enorme disastro. Il fango aveva ricoperto tutto. Per ripulire si fecero aiutare da Mingardi, il marito della lattaia, e solo di ore di lavoro spesero 15.000 lire.
Il contenuto dei cassetti era rovinato, come i libri di medicina e non, i reagenti chimici del fratello, una sveglia tascabile, un apparecchio per la pressione particolare e tanto altro di utile per le visite era andato perso. Nei giorni successivi, dopo che era stato quantificato in oltre 2.000.000 di lire l’ammontare dei danni, il Comune rimborsò solo 20.000 lire.
Si era rovinata in quell’occasione anche la lavatrice che era in garage ed altri attrezzi da cucina, Oltre ad una bellissima bicicletta con il cambio a 3 marce. Ma, piano piano … tutto passò e nella casa del dott. Orlando ricominciò la vita come prima.